
E se ti dicessi che quello che stai facendo con le tue emozioni “negative” non può funzionare?
Emozioni come rabbia, paura, tristezza possono a metterci a dura prova: più del 70% delle persone le definisce come emozioni “negative”.
Questo accade perché la tendenza naturale che si attiva nell’essere umano è quella di evitare il dolore, per interrompere il più velocemente questo tipo di sensazione.
Quando però categorizziamo come negative queste emozioni, rischiamo di non comprenderne l’utilità: e senza questo passaggio, non riusciremo ad attivare delle strategie utili a gestirle.
In questo articolo ti spiego quali strategie disfunzionali attuiamo in modo inconsapevole per evitare di sentirci scomodi e cosa puoi fare diversamente per gestirle al meglio, senza farti sopraffare dall’ansia.
Le emozioni sono una risposta funzionale del tuo organismo
Chiariamo subito un punto importante: le emozioni sono definite come un segnale intra-psichico che l’organismo attiva per rispondere a una richiesta proveniente dall’ambiente.
L’ambiente a cui faccio riferimento è sia quello esterno (il mondo che ti circonda, le tue relazioni, quello che accade intorno a te) sia quello interno (le tue aspettative, i tuoi desideri, i tuoi bisogni, i tuoi sogni, i tuoi progetti).
In quanto segnali, le emozioni ti informano, ovvero danno una forma a ciò che ti accade: ti permettono di sapere e di conoscere intimamente ciò che stai vivendo in quel preciso momento.
Quello che la maggior parte delle persone non sa è che le emozioni rappresentano anche una grande fonte di energia che ti aiuta a muoverti, attivarti per trovare una soluzione, una risposta a quelli che si sono manifestati come problemi, come situazioni da risolvere.
In sostanza, quello che le emozioni ti aiutano a fare è attuare un movimento, un cambiamento nello status quo per raggiungere un maggior livello di benessere.
Tutto questo può accadere se e solo se ti dai il permesso di vivertele e di ascoltarle, per farti guidare nel tuo comportamento.
Se invece cerchi di non sentirle e le ignori, tutto questo non potrà accadere e si creerà una situazione di svantaggio per la tua vita.
Per aiutarti a non cadere in questa trappola, vediamo adesso insieme quali sono le strategie che non funzionano e che ti fanno soffrire.
Le 5 strategie che non funzionano (e che ti fanno soffrire di più) con le tue emozioni
Vediamo subito insieme quali sono le strategie che potresti aver usato ultimamente in modo inconsapevole per evitare di sentire il dolore derivante da un’emozione spiacevole.
- Reprimere o comprimerne l’intensità
- Giudicarle e combatterle
- Minimizzarle o esagerarle
- Negarne l’esistenza
- Passare all’azione senza aver prestato ascolto a cosa senti
Per andare sul concreto e capire all’atto pratico cosa succede quando attuiamo queste strategie di faccio due esempi, prendendo spunto da due scene di vita quotidiana accadute a Ginevra e Michela (nomi di fantasia per la privacy), due giovani donne che seguo nel mio Percorso 10 Settimane Per Ripartire Da Te.
Situazione n. 1
Michela si sentiva spaventata perché al lavoro le avevano chiesto di preparare una presentazione da tenere in pubblico ad un meeting aziendale.
Pur desiderando ardentemente poter far vedere il suo valore e i risultati del suo ultimo anno di lavoro, era in ansia e cosi aveva deciso di rifiutare quell’opportunità, giustificando a sè stessa e agli altri quella scelta con varie motivazioni, tra cui il fatto che c’era tanto da fare per l’ultimo progetto che le avevano assegnato.
In questo modo si era disconnessa dalla sua paura e si era liberata del problema: pochi giorni dopo però aveva iniziato a non dormire bene, quando mangiava le restava tutto sullo stomaco, non riusciva a concentrarsi, come se fosse costantemente in allarme.
Fare “la superiore” con la paura, liberandosi velocemente dello stimolo che l’aveva causato e senza cercare risorse che potessero aiutarla a superare quella prova, le si stava ritorcendo contro.
Situazione n. 2
Ginevra era arrabbiata con sua sorella minore: le aveva di nuovo risposto male davanti a tutti a cena, giudicandola per la sua scelta audace di cambiare percorso di studi a poche settimane dalla laurea.
Avendo paura di mettere dei limiti e sentendosi “cattiva e maleducata” a contatto con la sua rabbia, aveva cercato di controllarsi rimanendo in silenzio e lasciando cadere la discussione.
Tornata in camera però era iniziata una vera e propria lotta interna e aveva iniziato a discutere con la sorella, ma solo nella sua testa. Era cosi occupata a riavvolgere la scena nella sua testa e analizzare ogni dettaglio di quello che era successo con la sorella da scordarsi dell’appuntamento con la sua amica.
Una settimana dopo, non ce l’ha fatta più: quando la sorella le ha chiesto un favore è esplosa, dicendole in faccia tutte le cose rimaste in sospeso della loro relazione.
Invece di reagire, puoi agire con consapevolezza!
Entrambe, durante la nostra sessione del Percorso, mi hanno detto che si sono sentite “obbligate a reagire” in quel modo.
Entrambe non sapevano che cos’altro fare, pur avendo la netta impressione che quella modalità non fosse la strada migliore per gestire la situazione.
Questo è quello che succede quando non prestiamo ascolto alle nostre emozioni e non le utilizziamo in modo funzionale per guidare il nostro comportamento.
Quando reagisci in modo inconsapevole a quello che senti, può succedere che:
1. Interrompi il contatto con le tue emozioni e non ti dai tempo e spazio per riconoscere ciò di cui hai davvero bisogno
Oppure…
2. Senti chiaramente ciò di cui hai bisogno, ma devii e collassi l’energia prodotta dalle tue emozioni e questo non ti aiuta a trovare un modo per superare la situazione.
Come si può creare una svolta positiva nel gestire le emozioni?
Prendendo spunto dagli esempi di Michela e Ginevra, delineiamo insieme cosa avrebbe può rappresentare una svolta efficace nel gestire le tue emozioni.
Se ti trovi nella situazione di Michela e ti senti spaventata, puoi prenderti un momento per riconoscere che non ti senti sicura e che hai bisogno di supporto, rassicurazione e di ritrovare fiducia in sè stessa.
Cerca dentro e fuori di te quelle risorse che ti servono per prepararti al meglio: potresti fare riferimento alle situazioni che hai già affrontate in passato e in cui ti sei sentita efficace davanti a una platea (anche più piccola).
Cerca di focalizzare l’attenzione su cosa ha funzionato in quell’occasione e individua quali sono i punti chiave da migliorare secondo te.
Inoltre, puoi preparare delle bozze della presentazione e fare delle prove, coinvolgendo magari qualche collega per avere un feedback o una revisione.
Se invece ti sei riconosciuta nella situazione di Ginevra, prenditi del tempo per riconoscere il senso di invasione che c’è dietro la rabbia e il tuo bisogno di mettere dei limiti chiari nella relazione.
Se te ne occupi entro breve tempo da quando la senti, puoi creare un dialogo fermo e onesto, utile a far crescere le tue relazione.
Come puoi vedere, hai delle possibilità nelle tue mani, SE E SOLO SE accogli la tua emozione e non la lasci andare via reprimendola, negandola o giudicandola.
Vuoi migliorare il modo in cui gestisci le tue emozioni? Ecco degli spunti concreti per te
Durante le sessioni con Michela e con Ginevra abbiamo individuato possibili punti di svolta delle strade senza uscita in cui si erano infilate grazie all’uso delle strategie poco funzionali di cui abbiamo parlato prima.
Sia Ginevra che Michela sono ancora nel percorso e stanno compiendo enormi passi in avanti per raggiungere il proprio equilibrio e dare una nuova forma al proprio mindset.
Michela ha lavorato sulle sue risorse interne per creare una nuova rete di dialogo e collaborazione con la sue colleghe: da poco entrata in una nuova azienda di PR, questo le ha permesso di diventare in poco tempo un punto di riferimento per loro e i suoi capi le hanno riconosciuto il merito di aver creato un clima positivo e sereno, meno competitivo.
Ginevra non pensava fosse possibile superare le “tempeste emotive” con sua sorella: adesso che si è trasferita a Milano per un nuovo lavoro proprio a casa sua, ha smesso di giudicarsi come la “sorella cattiva” e quando sente rabbia si impegna ad esprimerla invece che agire con frecciatine e recriminazioni.
Ogni giorno cerca nuovi modi per parlare con lei, lontano dalle dinamiche disfunzionali che avevano impostato quando vivevano a casa dei genitori.
Adesso veniamo a noi! Voglio regalarti tre spunti concreti emersi dal lavoro fatto con loro, da usare usare fin da subito!
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In questo articolo abbiamo guardato insieme le strategie che non funzionano per gestire le tue emozioni e ti ho dato 2 esempi e 3 spunti concreti per invertire la rotta.
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