“quando penso di dire di no a qualcuno immagino sempre che l’altro si allontani, e per questo rinuncio”

Giada ha un fidanzato che ama tantissimo.

Per questo quando le chiede, con gli occhi dolci, di fare l’ennesimo servizio/commissione/lavoro al posto suo, fa davvero fatica a dire una parola semplice, composta da due sole lettere.

N-O.

Questo accade sempre, in continuazione, e la incastra mortalmente.

Si sente inadeguata, impaurita che quel no sia fatale per la relazione, che il suo fidanzato la pensi come una che se ne frega di lui e di quello di cui lui ha bisogno, insomma che non lo ami.

Questo la porta a mettersi a sua disposizione e quando le chiede qualcosa, ormai anche lui sa benissimo che andrà sempre a segno.

Con questa situazione di coppia Giada è arrivata da me e insieme abbiamo iniziato a lavorare sul suo modo di stare in relazione, affinchè diventasse sostenibile, piacevole e appagante, insomma che non fosse più un lavoro.

Quello su cui ci siamo concentrate è stato fare un piccolo, ma importante, spostamento di prospettiva: da “a disposizione” a “disponibile”.

Che differenza c’è?

Essere a disposizione è quello che fa un pacco di cereali nello scaffale del supermercato.

Il pacco di cereali è un oggetto. Non ha una sua volontà, dei suoi desideri, sta li in attesa che qualcuno passi, lo metta nel carrello, e se lo porti a casa, per mangiarselo, anzi per farne ciò che più gli aggrada.

E’ totalmente in balia della volontà altrui, e questo può essere molto pericoloso.

Essere disponibile invece richiede che tu riconosca te stessa come un soggetto, un essere umano con una sua capacità, volontà, dei desideri e dei bisogni, validi tanto quanto quelli della persona che hai davanti, anche se (anzi proprio perchè) la ami tantissimo.

Se perdi la tua volontà, perdi anche la tua libertà di scegliere, e di amare.

Tutte le volte che acconsenti a quello che ti viene richiesto senza riconoscerti come un soggetto dotato di una tua volontà, la persona non sta più in relazione con te ma con un pacco di cereali.

E un pacco di cereali non ama, al massimo si fa scegliere.

Passo dopo passo, ho accompagnato Giada a scoprire che costa sente, che cosa pensa della situazione e che cosa vuole per sè, in modo da poter creare delle controproposte che tengano conto dei suoi desideri e scegliere liberamente.

Chiedendosi se le condizioni in cui si trova sono quelle migliori per lei e cosa può fare in merito per renderle più favorevoli se non lo sono, le ha aperto la strada per iniziare a fare qualcosa di nuovo e sbaldorditivo.

Ha compreso che ci sono sempre due persone a cui rispondere: l’altro che ti fa una domanda, e te stessa. Quando dici si all’altro senza chiederti che vuoi, automaticamamente dici no a te stessa.

Grazie a lavoro fatto insieme, è uscita dalla logica sterile del “vinci tu e perdo io” ed è entrata nella logica vincente della negoziazione.

Ha imparato che in ogni situazione può trovare il modo di dire SI a se stessa, e solo dopo valutare se ci sono le condizioni per dire si anche all’altro oppure attivare la creatività per immaginare e fare una controproposta alternativa.

Leggi qui sotto lo stupore con cui ha realizzato i passi avanti fatti grazie al Percorso.

giada esperienza percorso2

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