Come si fa a essere felici?
Sono secoli che le persone si interrogano su questa “semplice” domanda.
Ma soprattutto..si può essere felici e realizzati? Nello speciale uscito recentemente su Netflix, Alessandro Cattelan ci porta con sè nel suo personale viaggio alla scoperta della felicità…ma non è certo il primo ad essersi interrogato su questo punto.
Ricordo ancora quando al liceo studiavo lunghe pagine di dibattiti tra filosofi greci, che sembravano non fare altro che passare il proprio tempo interrogandosi su quale tipo di felicità fosse la migliore da perseguire.
Ancora prima, anche Confucio e Budda cercavano l’illuminazione e insegnavano ai propri discepoli le loro risposte a questa domanda, invitandoli a scavare e guardare dentro di sè.
In questo articolo ti accompagno a vedere che cosa si intende per felicità, sfatiamo insieme 4 miti intorno al tema e ti lascio con una serie di spunti pratici se vuoi realizzare una vita felice.
Che cosa si intende per felicità?
Oltre all’approccio filosofico e spirituale, in campo scientifico gli studi di Psicologia Positiva hanno fatto interessanti scoperte sulla felicità e su ciò che rende la vita degna di essere vissuta.
Un cambio di rotta importante rispetto alle teorie tradizionali, che sposta il focus dell’indagine da “sistemare ciò che è rotto” a mettere in valore e far risaltare le risorse presenti in ognuno di noi.
Ognuno ha la propria idea di felicità e una delle cose interessanti che ho scoperto parlandone con le persone nel mio Percorso, è che il significato di felicità varia notevolmente da persona a persona, ma tutti sanno dargli una definizione.
Se dico la parola “felicità” ad alcune persone, subito pensano a un’emozione transitoria, alla sensazione di eccitazione il giorno di Natale, a una buona serata fuori con gli amici o a quella piacevole sensazione di sentire il sole caldo sul loro viso.
Altri lo vedono come qualcosa di più duraturo: la sensazione di essere contenti delle proprie vite, riconosciute come ricche perché piene di significato.
In termini psicologici, questi due tipi di felicità sono spesso indicati rispettivamente come Edonìa ed Eudamonìa, ma se vogliamo trovare un modo più accessibile per definirle, potremmo definirle come “principio di piacere” e “senso di scopo”.
Felici adesso: un mix tra piacere e scopo
L’aspetto del piacere nella felicità ha a che fare con una valutazione a breve termine, con il sapersi godere il momento, mentre se guardiamo a lungo termine nelle nostre vite vediamo che lo scopo e il significato assumono una maggiore rilevanza per garantirci un senso di “felicità” nella nostra vita in generale.
Piuttosto che discutere su quale sia il migliore, è preferibile guardare in modo olistico e sistemico alla questione, andando a concentrare la nostra attenzione sulla creazione di un equilibrio.
Abbiamo bisogno di sentire un senso di direzione e significato generali, ma dobbiamo anche saper fermarci e godere di piccoli piaceri, di “annusare le rose” lungo il percorso.
Se pensiamo alla felicità in questi termini, riusciamo anche a comprendere e incorporare le differenze culturali rispetto all’idea di felicità. Nel mondo occidentale, la felicità tende a essere vista come qualcosa associato a uno stato di forte eccitazione: eccitazione, euforia, salti di gioia.
Nel mondo orientale, invece, la felicità è associata alla calma, alla pace, al relax. C’è anche una differenza tra le età: pensa alla gioia rumorosa di un bambino che vive interamente immerso nel momento, rispetto alla gioia tranquilla del nonno che lo sta guardando.
Essere felici: una questione di equilibrio
La comprensione di questi due diversi aspetti della felicità ci aiuta a capire dove a volte possiamo inciampare.
Se diamo la priorità al piacere a breve termine a scapito della direzione e del significato a lungo termine, corriamo il rischio di usare soluzioni rapide per nascondere il fatto che sentiamo una mancanza di scopo nelle nostre vite, che alla fine ci fa sentire vuoti quando questa poi svanisce.
Allo stesso modo, passare la vita a concentrarci su obiettivi e risultati a lungo termine può significare perderci i momenti di gioia: abbiamo quindi bisogno di un equilibrio che comprenda nella nostra vita entrambi i tipi di felicità.
Se vuoi scoprire dove inciampi e ritrovare equilibrio per definire le coordinate della tua felicità, nel mio Percorso “10 Settimane Per Ripartire da Te” ti aiuto a farlo.
Tutta la verità, vi prego, sull’essere felici
Adesso voglio accompagnarti a sfatare qualche mito sulla felicità, cosi la prossima volta che senti motivatori e guru che ti propinano queste corbellerie sarai corazzata per non cadere nella loro trappola.
Più avanti ti offro anche degli spunti concreti per ritrovare le coordinate della TUA felicità, quindi arriva fino in fondo!
Mito n. 1: “Questo semplice trucchetto ti renderà felice”
Quante volte l’hai sentita questa? Spoiler: Non esiste una risposta semplice alla domanda su come essere felici (e dovresti diffidare da chi te ne offre).
La realtà è che c’è un mix di cose di cui abbiamo bisogno per un funzionamento ottimale, che coinvolgono piacere e scopo, che possono variare da persona a persona, attraverso culture diverse e nel corso della vita.
Nonostante queste differenze, ci sono temi centrali che emergono quando indaghiamo su ciò che rende felici le persone, quindi più impariamo a osservarci e a chiedere a chi ci sta intorno con sincera curiosità, più possiamo riflettere e sperimentare questa conoscenza alla nostra situazione quando ci sembra appropriato.
Mito n. 2: “Sarò felice quando…”
Un altro preconcetto comune è che saremo più felici quando succederà finalmente quel qualcosa che tanto desideriamo (una nuova macchina, un aumento al lavoro, un nuovo lavoro, vincere alla lotteria….).
Le ricerche mostrano che, sebbene questi eventi possano aumentare la nostra felicità nel breve periodo, ci abitueremo rapidamente a queste novità e i nostri livelli di felicità torneranno alla normalità (in gergo tecnico questo effetto viene chiamato “adattamento edonistico”).
Questo non significa che le circostanze esterne non influiscano sui nostri livelli di felicità: se ci troviamo ad affrontare eventi spiacevoli come malattie, la fine di una relazione o la perdita di una persona importante, è prevedibile sperimentare tristezza, apatia, disagio e infelicità (in questo articolo ti racconto a che ti servono e come farci fronte).
La notizia interessante è che in questo caso l’adattamento funzionerà a nostro favore e i nostri livelli di serenità torneranno a ristabilirsi man mano che prenderemo delle nuove misure rispetto alla nostra nuova situazione.
È importante ricordare che riusciremo ad essere più resilienti in quel momento se nella nostra vita abbiamo costruito delle solide basi di autostima e supporto sociale.
Mito n. 3: “O nasci felice o non lo sarai mai”
C’è del vero nel fatto che alcune persone hanno un’indole più incline a vedere il bicchiere mezzo pieno di altre: studi mostrano che i gemelli omozigoti hanno livelli di felicità più simili di quelli dei gemelli eterozigoti.
Ma al di là della genetica e delle circostanze, sappi che hai ampio spazio di manovra: i nostri livelli di felicità possono aumentare e diminuire in base a ciò che ci accade e al modo in cui reagiamo.
Allo stesso tempo abbiamo anche la capacità di apprendere nuovi modi di reagire a ciò che ci succede, che a loro volta influenzeranno i nostri livelli di benessere percepito.
Ancora una volta voglio presentarti le cose nel modo più diretto possibile: la buona notizia è che puoi influenzare in una certa misura i tuoi livelli di felicità, ma non nel senso che dovresti semplicemente “pensare in modo positivo” e tutto andrà bene – non è così semplice!
In particolare, aiutami a combattere lo stigma e l’iper-semplificazione che spesso c’è intorno a queste condizioni: chi soffre di depressione o disturbi del tono dell’umore non dovrebbe mai trovarsi nella posizione di essere colpevolizzato per ciò che prova, o invitato a “sforzarsi di più” per riprendersi!)
Mito n. 4: “Ma io so benissimo cosa mi rende felice”
Anche se abbiamo qualche idea su ciò che ci rende felici, ci sono anche momenti in cui notoriamente non siamo bravi a prevedere come ci sentiremo.
Ad esempio, in uno studio che esamina l’interazione sociale con estranei sui mezzi pubblici durante un normale tragitto giornaliero, le persone hanno previsto che sarebbero state più felici di leggere/guardare fuori dal finestrino piuttosto che parlare con gli altri passeggeri.
Tuttavia, quando i loro livelli di felicità sono stati testati subito dopo il tragitto, gli studiosi hanno scoperto che era vero il contrario: parlare con estranei ci rende più felici, nonostante i nostri timori iniziali.
Lo studio ha anche mostrato che anche le persone con cui si è parlato si sono sentite più felici dopo lo scambio.
Allo stesso modo, un altro studio sull’interazione uomo-natura ha mostrato che, quando posti davanti alla scelta se attraversare un campus universitario attraverso tunnel sotterranei o all’aperto, i partecipanti hanno sovrastimato il loro piacere di stare nei tunnel e hanno sottovalutato il vantaggio di camminare all’aria aperta.
Morale: non sempre quello che ci aspettiamo ci renda felici, lo fa davvero e restare aperti al cambiamento e al nuovo è fondamentale per scoprire nuovi modi per essere felici!
Spunti concreti per essere felici
Come dicevamo poco fa, la psicologia positiva offre una vasta gamma di spunti su cosa ci può rendere felici.
È impossibile entrare nel dettaglio qui tutto qui, e spesso nei miei post sul blog cerco di essere quanto più concreta e possibile, ma ecco alcuni input per spiegare alcuni dei temi importanti su che ci rende felici.
1. Connessione
Come esseri umani, ci siamo evoluti come animali sociali che vivono in un mondo naturale.
Per questo connettersi con gli altri è cosi importante per il nostro benessere mentale: non importa se siamo persone estroverse, introverse che hanno bisogno di tempo di qualità con gli amici intimi alternati al tempo da soli, o persone che si identificano da qualche parte tra questi due estremi.
Desidero che tu ricordi che la connessione non deve essere solo con gli amici intimi: le piccole connessioni quotidiane con gli altri fanno bene anche al nostro benessere mentale.
Traiamo beneficio anche dell’essere connessi alla natura e dei sentimenti di connessione spirituale o religiosa con il resto del mondo.
Entrare in contatto e trascorrere del tempo nella natura, il giardinaggio, la coltivazione di piante d’appartamento o il trascorrere del tempo con gli animali, anche domestici, ci fa sentire più felici.
2. Prendersi cura del proprio corpo
Quando pensiamo alla psicologia, è facile fare riferimento cosa sta succedendo nella nostra testa e dimenticare l’importanza di prendersi cura di noi stessi fisicamente.
L’esercizio fisico, una buona alimentazione e il sonno sono tutti vitali per il nostro benessere mentale e fisico: la mente e il corpo sono strettamente collegati e ciò che influisce sull’uno avrà un impatto sull’altro.
3. Prendersi cura della propria mente
Allo stesso modo, cosi come i nostri corpi beneficiano dall’essere attivi, la stessa cosa succede anche alle nostre menti. Imparare cose nuove, parlare con nuove persone, fare nuove esperienze ci fa bene dal punto di vista emotivo e cognitivo.
Anche avere un significato e una direzione nella nostra vita è importante per la nostra felicità.
Molte persone parlano dell’importanza di fissare “obiettivi” e sebbene ciò abbia valore, a volte faccio fatica a usare con serenità la parola “obiettivo”, perché implica il dover sapere a tutti i costi dove stiamo andando prima di partire e non lascia grande spazio agli errori.
A volte i viaggi migliori sono quelli in cui non è tutto calcolato al minuto e ci prendiamo il tempo per guardarci intorno ed esplorare.
Quindi, se ti piace fissare obiettivi, fantastico, ma prenditi del tempo per essere curiosa e concediti anche il tempo di esplorare e riflettere.
4. Apprezzare quello che abbiamo
Nel secondo mito da sfatare sulla felicità abbiamo parlato di “adattamento edonistico”, il fatto che ci abituiamo alle cose buone e smettiamo di apprezzarne i benefici.
Ma il vantaggio è che possiamo cercare di contrastare questa tendenza prendendoci del tempo per apprezzare ciò che abbiamo. Scrivere nel diario della gratitudine, assaporare, pregare con l’intenzione di ringraziare (se siamo religiosi), essere consapevoli e prestare attenzione al momento presente ci aiuterà ad apprezzare ciò che ci circonda e aumenterà i nostri livelli di felicità.
Inoltre, più prestiamo attenzione alle cose belle della nostra vita, più le notiamo, quindi questo ha un effetto continuo per aiutarci a guardare il lato positivo, anche quando il gioco si fa duro.
La domanda “cosa ci rende felici” è interessante, ma non ha una risposta rapida
Ci sono dei temi di fondo comuni a tutti gli esseri umani e più impariamo, più possiamo scegliere di influenzare il nostro comportamento e le nostre azioni, che possono influenzare le nostre circostanze e il modo in cui ci sentiamo.
È anche divertente sperimentare su noi stessi: provando cose diverse, possiamo vedere cosa funziona per noi. Il diario della gratitudine potrebbe essere la mia passione, correre le maratone potrebbe essere la tua: ognuno di noi è diverso, unico, irripetibile.
La cosa interessante di adottare un approccio scientifico per comprendere questa domanda, è che possiamo iniziare a sfatare i miti e separarli dalle verità su ciò che ci renderà più felici senza cadere in trappole e credenze limitanti.
Fammi sapere in che modo ti è stato utile questo articolo: puoi scrivermi su Instagram e se mentre leggevi ti è venuto in mente qualcuno che potrebbe trarne beneficio, condividilo!
Invece se hai capito che è il momento di andare alla ricerca della tua felicità e vuoi farlo con me, posso aiutarti. Ogni settimana riservo uno spazio ai primi colloqui per conoscerci e scoprire insieme se il mio Percorso 10 Settimane Per Ripartire Da Te è quello che ti serve per tornare padrona della tua vita e delle tue relazioni.
Ti aiuterò a conoscerti meglio, diventare la tua migliore alleata e costruire le tue strategie per liberare testa e cuore dai pesi e dall’ansia.
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Elena Formica
PSICOTERAPEUTA DELLA GESTALT
Sentire, Pensare e Agire sono i tre pilastri della mia vita, professionale e personale.
Non offro risposte pre-confezionate, sono una ninja delle domande. Ti accompagno a mettere in pratica quello che gli altri ti spiegano in teoria. Dal 2015 ho aiutato più di 100 persone a liberarsi dal peso dell’ansia e a tornare padrone della propria vita con il mio Percorso di psicoterapia “10 Settimane Per Ripartire Da Te”.
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